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Viaggio in Sicilia

07/04/2022

Il telaio da ricamo

Un semplice doppio cerchio di legno, ecco cosa è il telaio siciliano da ricamo, un oggetto che molte ragazze e donne hanno stretto tra le loro mani intente a realizzare piccole opere d'arte da mostrare con orgoglio alla famiglia. Un giocattolo per tante bambine che, una volta cresciute, si trasformava in uno strumento di arte e ricamo che occupava interi pomeriggi. Quante nonne sono rimaste sedute accanto alle nipoti, con i telai in mano, impegnate con naturalezza e affetto a tramandare un'arte dolce e antica. Oggi vogliamo proporvi il tenero ricordo di una nostra lettrice e amica, di come il telaio e la paziente tecnica del ricamo la leghi profondamente al ricordo di sua nonna. Buona lettura!

Da nonna a nipote

Da piccola le stavo accanto e la guardavo affascinata, mia nonna era attenta e silenziosa, mi sembrava che riuscisse a stare seduta in quella sedia di legno con lo schienale decorato per ore, intenta con ago e filo a creare nella sua tela dei magici quadri ricamati. La cosa più straordinaria che riusciva a fare era lo “sfilato”, sembrava quasi una magia. Da una tela liscia riusciva a realizzare fiori, amorini e cornici, “sfilava” i fili, li tirava e creava una rete che con maestria veniva “ntramata” e si trasformava in decori magnifici che adornavano lenzuola, copriletto, tende e mille altre cose. La ammiravo con discrezione, in silenzio, e non osavo proferire parola per paura di distrarla, perché l'opera che faceva mi sembrava così difficile e misteriosa. Ma lei notava la mia curiosità e sorridente mi domandava sempre se volessi provare anche io a ricamare. Allora mi prendeva uno dei tanti telai che aveva, di una misura che potesse andare bene per essere tenuto tra le mie piccole mani. I suoi telai erano leggeri, formati da due cerchi di legno di diametro leggermente diverso così da potersi incastrare. Quello che dava a me era sempre di legno e con due cerchi, ma aveva due piedi fissati su una base, in modo da poterlo poggiare sul tavolo o sulle ginocchia. Lo apriva e poggiava con cura una tela sopra il primo cerchio e poi la bloccava con un secondo cerchio, la stoffa doveva essere ben tirata, “ava aghiessiri tisa tisa” come diceva lei. Poi mi chiedeva cosa volessi ricamare, io che sono sempre stata amante della natura e dei fiori, cominciavo ad elencare tutti i nomi di fiori che conoscevo, allora lei con una matita disegnava sulla tela chiara di volta in volta fiori diversi, una margherita, un tulipano, o una rosa, poi prendeva un ago e del filo verde e mi chiedeva di aiutarla a infilarlo. Lei teneva fermo l'ago ed io dovevo riuscire a far passare il filo dalla cruna. Dopo qualche tentativo andato vano ci riuscivo e finalmente tutta orgogliosa ero pronta a iniziare. A quel punto lei infilava il suo ditale e con precisione faceva oltrepassare l'ago nella stoffa a cominciare dalla base dello stelo e finalmente mi porgeva il telaio. Mi chiedeva di guardarla, mi spiegava come e dove inserire l'ago e dove farlo riuscire. Tra le sue dita sembrava che ago e filo danzassero. Mi parlava di punto stella e punto catenella, punto erba e impuntura ed io affascinata dalle sue parole fremevo per cominciare a fare le mie opere d'arte, i miei quadri, per dimostrare che avevo capito. Ma sulla pratica era tutta un'altra cosa! L'impazienza di fare tutto e subito dava come risultato un pasticcio di fili e colori. E mia nonna, sempre accanto a me, mi lasciava fare, sperimentare, giocare. E alla fine mostrava sempre a tutti il mio lavoro come se fosse stata un'opera d'arte, un ricamo sopraffino, ed io mi sentivo contenta e capace. Solo quando riuscì a tenere meglio tra le mie mani ago e telaio, lei cominciò a correggermi e indirizzarmi, e con costanza e precisione mi consigliava i punti e i disegni da effettuare.
Con il tempo ho imparato ad ascoltarla meglio, a capire, ad apprendere non solo l'arte del ricamo, ma l'arte della pazienza, della precisione, dell'attenzione, dell'amore e della cura che bisogna dare ai particolari, come la precisione e la cura che mia nonna metteva nei suoi ricami e la pazienza e l'amore che dimostrava a tutta la famiglia.
Ed ora ripenso a lei e capisco che nei freddi pomeriggi davanti alla conca o fuori in balcone in primavera, l’arte del ricamo non è l’unica cosa che mia nonna è riuscita a tramandarmi.