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Viaggio in Sicilia

01/10/2020

La Cantata di Misterbianco alla Madonna degli Ammalati

Scappavano dalla lava che aveva circondato il paese, quando decisero di fermarsi ai piedi di un ulivo poi ribattezzato Aliva 'Mpittata (ulivo robusto). Su un ramo appesero la campana di 18 cantara che erano riusciti a salvare dalla Chiesa Matrice e iniziarono a suonarla. I rintocchi avrebbero dovuto richiamare i compaesani che si erano dileguati nella campagna per sfuggire alla furia dell’Etna. Buio, paura, il rumore della lava che inghiottiva tutto ciò che incontrava: attorno il nulla. Poi nella fuga la scelta di fermarsi in contrada Milicia. 3656 anime si riunirono lì per discutere del loro destino: dove andare?
Inizia così la storia di Misterbianco, dopo la sua totale distruzione nel 1669 a causa di una violentissima eruzione del vulcano siciliano. Era l’11 marzo, il futuro della nuova città iniziava a delinearsi.

La distruzione di ieri, la crescita economica di oggi

Oggi il comune di Misterbianco conta più di 50.000 abitanti - dopo Acireale, il secondo più grande centro della provincia catanese.
Prima dell’eruzione del 1669 erano poco più di 3600, dopo ancora meno.
Solo 1891 misterbianchesi dei 3656 che si riunirono in contrada Milicia durante l’eruzione per discutere su dove trovare rifugio decisero infatti di occupare le tenute di Pozzillo e Tiritì per poter ricostruire il paese. Gli altri si dispersero verso Catania, dove fondarono il quartiere del Borgo, e in altri paesini vicini.
1891 tra uomini e donne che non si diedero per vinti e che piano piano ricostruirono il loro amato borgo, in alcune parti esattamente uguali a come era prima di essere distrutto dalla lava.
In questi anni Misterbianco è diventato un importante centro economico vocato soprattutto al commercio, all’industria e all’edilizia.

La festa della Madonna degli Ammalati

L’eruzione del 1669 risparmiò solo poche cose, tra cui la chiesetta rurale della Madonna degli Ammalati. A settembre qui la città dedica alla Vergine una festa speciale durante la quale ripercorre tutta la storia cittadina. Momento emozionante è la Cantata o’ chianu, un inno alla Madonna degli ammalati per ringraziarla delle grazie ricevute e per affidarsi alla sua protezione. Nel programma della festa, da tradizione, si tiene la processione dei fedeli che dalla chiesa madre del paese fino al santuario accompagnano la copia del famoso dipinto raffigurante la Madonna con il Bambino, san Giuseppe e san Paolo realizzato dal pittore Giuseppe Barone al quale fu commissionato come voto da un gruppo di misterbianchesi reduci dalla guerra in Africa del 1937 (a causa delle restrizioni da coronavirus per i festeggiamenti 2020 non è stato possibile prevedere il pellegrinaggio). La città si ritrova attorno alla Madonna, ricorda il suo passato, ma guarda con fiducia al suo futuro.

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