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Viaggio in Sicilia

14/05/2020

Borgo dei Borghi: a Sambuca di Sicilia un sussulto di bellezza

Pasta frolla, crema di latte, cannella, gocce di cioccolato, zuccata e palline di zucchero: un peccato di gola che si fa liberazione dell’anima. Nessuna indulgenza: a Sambuca di Sicilia è doveroso cedere alle minni di virgini. Un dolce sicuramente, ma soprattutto un affondo nel piacere dei sensi. E di piaceri il paese in provincia di Agrigento, eletto Borgo dei Borghi nel 2016, ne regala tanti. Scopriamoli insieme.

I minni di virgini e le altre preziosità locali

Era il 1725 quando suor Virginia del Collegio di Maria s’inventò i seni di vergine come dolce da offrire durante il matrimonio di Pietro, unico figlio di Donna Francesca Reggio, marchesa del paese. Alla vista un omaggio alle colline attorno a Sambuca, al palato un’esplosione di gusto. Persino il principe di Salina de Il Gattopardo s’innamorò di queste impudiche “paste” delle Vergini.

La cucina di Sambuca è molto ricca: soddisfa palati raffinati con le sue bontà dolciarie, come le minni appunto, e salate: una squisitezza la vastedda del Belice DOP, uno dei pochissimi formaggi ovini a pasta filata, nella tipica forma di focaccia, la ricotta di pecora e poi il vino, il Sambuca di Sicilia DOC con i suoi rossi, rosati e bianchi.

Prelibatezze da assaporare che vanno a unirsi alle altre bellezze di questo piccolo paese, dalle vicine perle naturalistiche, come il lago Arancio, e archeologiche, come il sito del Monte Adranone, a quelle architettoniche dentro la città, come le chiese, i palazzi, l’antico Teatro L'Idea della metà dell’Ottocento, l’Istituzione Gianbecchina che raccoglie alcune opere del famoso pittore nativo del posto, e culturali, come il Museo Archeologico. E poi il ristoro meritato sul Terrazzo Belvedere, a circondarsi del silenzio che la Valle del Belice regala.

Il Terrazzo Belvedere e i resti del passato saraceno

Lo chiamano il Calvario perché nell’Ottocento fu scelto come luogo dove celebrare la crocifissione del Venerdì Santo. Oggi è noto anche come Terrazzo Belvedere, offre una vista incantevole su tutta la valle attorno a Sambuca di Sicilia. Si arriva da una scalinata da piazza Baldi Centellis, un lento avvicinarsi a una delle tappe più affascinanti del paese. Qui sorgeva l’antico castello dell’emiro Al-Zabut, giovane e valoroso guerriero arabo che fondò il paese nell’830 d.C. – secondo alcuni era definito "Al-Chabut", lo splendido, per il suo vigore in battaglia, appellativo che fu trasmesso alle terre da lui conquistate e quindi anche a Sambuca di Sicilia. Una conferma si ritrova nell’origine del nome stesso: per alcuni Sambuca deriva proprio da "Chabuta", splendida; per altri invece proviene dalle piante di sambuco diffuse nella valle del lago Arancio; per altri ancora nasce dalla sambuca, nome di uno strumento musicale greco simile a una piccola arpa, la cui forma è richiamata dall’impianto urbano e dallo stemma della città.

Le due anime di Sambuca: araba e barocca

Del castello oggi è possibile ammirare solo pochissimi resti, testimonianza del passato saraceno che si respira tra i vicoli, li setti vaneddi, e tra le case addossate una sull’altra del quartiere arabo il cui simbolo oggi è la fortezza di Mazzallakkar sulle sponde del lago Arancio, un capolavoro del suo tempo che ha la peculiarità di essere sommerso per diversi mesi all’anno dalle acque del lago quando il loro livello si alza. Ma Sambuca ha anche un altro spirito, quello barocco. Dal 1600 la città si espanse notevolmente oltre il perimetro arabo, colorandosi di edifici nobiliari e preziose chiese, che ancora oggi sono ammirati dai turisti.

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