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Viaggio in Sicilia

04/09/2025

Tindari e i laghetti di Marinello, tra bellezza e leggenda

C’è un luogo, sulla costa settentrionale della Sicilia, in provincia di Messina, in cui la terra si getta nel mare con un’eleganza antica, quasi sacra. Un promontorio che guarda le isole Eolie, tra cielo e mare, e accoglie chi arriva con la solennità delle cattedrali e il mistero delle leggende. Oggi il viaggio di Despar Sicilia fa tappa a Tindari, qui antiche rovine greche e romane si affiancano al maestoso Santuario della Madonna Nera, una basilica che svetta tra cielo e mare, mentre ai suoi piedi, la riserva naturale dei laghetti di Marinello, con le sue lingue di sabbia, regala scenari indimenticabili. Ma se bellezza significa anche fascino, allora qui si respira un’aria intrisa di racconti antichi, dove fede e mito si abbracciano.

La leggenda della Madonna Nera

Si racconta che, in tempi lontani, forse in epoca iconoclasta, una nave proveniente dall’Oriente trasportava, tra altri oggetti, una cassa contenente una statua lignea della Madonna. Giunta al largo di Tindari, fu sorpresa da una violenta tempesta. Quando il vento si placò e il mare tornò calmo, i marinai cercarono di riprendere la rotta, ma la nave restava immobile. Nel tentativo di liberarla, l’equipaggio cominciò a gettare il carico in mare. Solo dopo aver abbandonato anche la misteriosa cassa, l’imbarcazione riuscì finalmente a muoversi. Il contenitore fu ritrovato sulla spiaggia e, una volta aperto, rivelò la figura della Madonna dal volto scuro e lo sguardo materno, che stringeva a sé il Bambino. Sul basamento, un’iscrizione: “Nigra sum, sed formosa”, ovvero “Sono nera, ma bella”. Riconoscendo in quella statua un segno divino, gli abitanti la portarono sul promontorio e vi eressero un santuario, proprio nel luogo dove oggi sorge la basilica della Madonna Nera di Tindari.

La leggenda della bambina e i laghetti

Un'altra leggenda è legata a questo luogo. Si racconta che una donna, dopo un lungo viaggio, fosse giunta al santuario per ringraziare la Madonna per la guarigione della figlia. Quando vide la Madonna Nera, rimase delusa e, con tono sprezzante, esclamò: “Sono venuta fin qui per vedere una Madonna più brutta di me?”. Nel frattempo, la bambina incustodita cadde nel vuoto, giù dal promontorio. Disperata, la donna si inginocchiò davanti all’altare, implorando perdono. E proprio allora avvenne il miracolo: il mare si ritirò, lasciando emergere una lingua di sabbia che accolse dolcemente la bambina, salva e illesa. Come se la terra, toccata dalla grazia, avesse voluto farsi culla. Quella lingua di sabbia è oggi ciò che conosciamo come i Laghetti di Marinello.

Un luogo incantato tra mito e natura

Il Santuario domina dall’alto un paesaggio che varia con le maree: i laghetti di acqua salmastra, le cavità nascoste (come la grotta di Donna Villa), le spiagge bianche scintillano sotto il sole. È la “Riserva Naturale Orientata Laghetti di Marinello”, gestita dalla Provincia Regionale di Messina, che dal 1998 protegge flora e fauna uniche. Quanto c’è di realtà? La scienza attribuisce la formazione dei laghetti a sollevamenti tettonici e al trasporto di sabbie da parte del mare, tra il 1865 e il 1895. Ma la leggenda continua a vivere tra pellegrini commossi, esploratori di tramonti e innamorati dei silenzi.