Ci sono luoghi in Sicilia che sembrano sospesi tra leggenda e realtà, dove la pietra parla e l’acqua che scorre racconta storie antiche. Oggi il viaggio di Despar Sicilia ci porta tra Adrano (CT) e Centuripe (EN), dove erge maestoso sul fiume Simeto il Ponte dei Saraceni. L’arco in pietra lavica e calcarea, levigato dall'acqua e dal vento, custodisce secoli di vicende: quelle dei Romani, che ne posero le fondamenta; degli Arabi, che lo arricchirono di raffinate geometrie; dei Normanni, che lo resero un passaggio strategico. Poi vennero terremoti, piene, alluvioni. Eppure, il ponte resiste ancora oggi, come un custode che non cede mai al tempo.
Un ponte tra storia e leggenda
Il nome “Ponte dei Saraceni” porta con sé un’aura di mistero. Inserito tra i trenta ponti più belli d’Italia, sorge nella contrada chiamata Salto del Pecoraio, così denominata perché, secondo la tradizione, un pastore innamorato era solito saltare da una sponda all’altra per raggiungere la sua amata. Poco distante, nella contrada Mendolito, si trova l’area archeologica di una delle più importanti città elleniche della Sicilia: la Città Sicula del Mendolito, risalente tra IX- V sec. a.C. Sebbene il ponte venga comunemente attribuito agli Arabi, che dominarono l’isola tra IX e XI secolo, la sua origine è molto più antica, probabilmente romana. Dopo un crollo forse dovuto a una piena del Simeto, gli Arabi lo restaurarono, introducendo la caratteristica alternanza di pietre chiare e scure negli archi. In epoca normanna il ponte mantenne un ruolo strategico, inserito in un asse viario che collegava Troina — prima capitale del regno di Ruggero I d’Altavilla — a Catania e alle regioni interne dell’Etna. Il grande terremoto del 1693 lo danneggiò gravemente e ne seguì una lunga stagione di restauri. Anche l’alluvione del 1948 compromise parte della struttura, lasciando però intatta l’imponente arcata centrale di matrice normanna, mentre le altre arcate furono ricostruite in seguito.
Le viae frumentariae: strade del grano
Ma il Ponte dei Saraceni non era solo un passaggio d’acqua: era un tassello fondamentale di una rete di percorsi che attraversavano la Sicilia, le cosiddette viae frumentariae. Queste “strade del grano” erano vie di comunicazione lungo cui transitava il frumento siciliano, dalla Sicilia centro-orientale verso i porti ionici, destinato a sfamare le città costiere e l’entroterra. Carri e carovane, mercanti e contadini percorrevano questi itinerari che collegavano centri cruciali come Troina, Agira, Centuripe, Adrano, Paternò, Lentini e Catania, formando un reticolo vitale per l’economia isolana.
Una Sicilia che unisce passato e presente
Il Ponte dei Saraceni e le viae frumentariae sono più di un patrimonio storico: sono tracce vive di un’identità che la Sicilia custodisce e rinnova. Non sono soltanto siti da ammirare, ma percorsi da vivere, luoghi che invitano a rallentare per ascoltare le storie che custodiscono. Dal 2000 quest'area è tutelata come Sito di Interesse Comunitario (S.I.C.), all’interno della Riserva Naturale “Forre laviche del Simeto”, per il suo valore paesaggistico, geologico e storico. Perché in Sicilia la bellezza non è mai solo estetica: è memoria, è narrazione, è un filo invisibile che lega chi c’era, chi c’è e chi verrà.