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Alimentazione

20/08/2025

Fichi d’India: storia, spine e dolcezze mediterranee

Se c’è un frutto che sa di Sud e di terreni aridi e assolati, quello è il fico d’India o ficodindia. Con la sua buccia spinosa, i suoi colori sgargianti e il cuore zuccherino, è un concentrato di natura estrema e poesia contadina. Ma dietro questo frutto succoso c’è molto di più: una storia lunga secoli, viaggi oceanici, tradizioni antiche e tanti benefici.

Un frutto che non viene dall’India

Il fico d’India, nonostante il nome, con l’India non ha nulla a che fare. Le sue origini sono ben più lontane, nel cuore del Messico, dove era un frutto sacro per gli Aztechi. Era così importante che compare anche nel “Codice Mendoza”, tra i simboli della loro cultura: lo coltivavano, lo consumavano e lo usavano come emblema identitario. Furono gli spagnoli, di ritorno dalle Americhe nel Cinquecento, a portarlo in Europa. Convinti di aver raggiunto le Indie, gli diedero un nome sbagliato… ma che è rimasto fino a oggi: fico d’India.

Dall’America alla Sicilia

Introdotto in Europa dagli spagnoli nel Cinquecento, il fico d’India (Opuntia ficus-indica) ha trovato in Italia condizioni ideali per crescere, soprattutto al Sud. In Sicilia, in particolare, è diventato parte integrante del paesaggio e della cultura agricola, trovando una vera patria. Le varietà più diffuse si distinguono per colore e sapore: la sulfarina gialla, la sanguigna rossa e la muscaredda dalla polpa bianca, tutte apprezzate per il loro profumo e la dolcezza intensa. Appartenente alla famiglia delle Cactacee, è una pianta succulenta che può superare i quattro metri d’altezza. Si riconosce per le sue pale verdi, i cladodi, carnosi e ricchi d’acqua, ricoperti da minuscole spine chiamate glochidi. Molto resistente, il fico d’India ama il caldo torrido, sopporta bene la siccità e cresce senza problemi anche su terreni difficili. Tra la primavera e l’estate produce bei fiori, da cui si sviluppano frutti colorati, succosi e zuccherini, da raccogliere con attenzione. Anche le pale sono preziose: trovano impiego nell’alimentazione (anche animale) e nella cosmetica naturale.

Il “bastardone” di San Cono

A San Cono, comune in provincia di Catania, il fico d’India è molto più di un frutto: è un simbolo identitario. Qui viene chiamato affettuosamente “bastardone”, ed è talmente amato da avere una manifestazione tutta sua, che ogni anno celebra il raccolto e le tradizioni legate a questa eccellenza del territorio. Il fico d’India di San Cono, riconosciuto come Prodotto DOP, si distingue per le sue dimensioni generose, la buccia dai colori intensi e la polpa dolce e carnosa. Le tonalità variano a seconda della varietà: dal verde al giallo-arancio per la Surfarina, al rosso rubino per la Sanguigna, fino al giallino tenue della Muscaredda. Polposo, zuccherino e incredibilmente versatile, il bastardone è perfetto da gustare fresco, ma anche come ingrediente in ricette tipiche, gelati, liquori artigianali o mostarde. Un frutto che racconta una terra e ne porta in tavola il sole.

Benefici che non ti aspetti

Buoni sì, ma anche salutari! I fichi d’India sono un piccolo scrigno di proprietà benefiche. Ricchi di fibre e pectine, aiutano l’intestino e danno senso di sazietà. Contengono vitamina C, potassio, magnesio e antiossidanti naturali, contribuiscono ad abbassare colesterolo e zuccheri nel sangue, aiutando la regolazione metabolica. L’olio estratto dai semi è pregiatissimo: è molto nutriente, lenitivo, elasticizza la pelle e combatte l’invecchiamento.