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Viaggio in Sicilia

05/08/2021

Ettore Majorana: il fisico catanese, tra scienza e mistero.

La sua morte è ancora avvolta dal mistero: suicidio? Omicidio? E per mano di chi? Nato il 5 agosto del 1906 Ettore Majorana resta una delle personalità più misteriose del secolo scorso. Scomparve nel 1938 per ragioni tuttora ignote. Ma chi era lo scienziato catanese?

Gli interrogativi ancora aperti

La madre aspettò invano per anni il suo ritorno, troppo difficile per lei accettarne la morte. Che poi: per cosa? Quando, come? Sono tutti interrogativi che a distanza di più di ottant’anni restano ancora senza risposta. Era la sera di domenica 27 marzo 1938 quando fu visto passeggiare sul ponte della nave Napoli – Palermo, dopo di che non si ebbero più sue notizie. Che fine ha fatto? Per alcuni si è trattato di suicidio, per altri di omicidio, per altri ancora di autoisolamento: certi sono la personalità del tutto particolare di Majorana e il suo immenso sapere che contribuì non poco al futuro del nucleare in tutto il mondo.

La laurea e gli studi sul nucleare

Ettore Majorana si laureò in fisica nel 1929 con una tesi sulla teoria quantistica dei nuclei radioattivi. Fece parte del gruppo dei ragazzi di via Panisperna, dove aveva sede il Regio istituto di fisica dell’Università di Roma, insieme ad altri geni dell’epoca, Orso Mario Corbino, Emilio Segré ed Edoardo Amaldi, guidati dal mentore Enrico Fermi.

In pochi anni i suoi studi portarono a importanti risultati nel campo della fisica nucleare e della meccanica quantistica relativistica e divenne uno degli scienziati più autorevoli in tutto il mondo.

Il suo temperamento, tuttavia, non seguiva di pari passo il suo successo: schivo, altalenante, eccentrico, spigoloso, di certo un carattere non facile che spesso portava Majorana a isolarsi dal resto del mondo e a dedicarsi ossessivamente ai suoi approfondimenti. Fu così che trascorse i suoi ultimi anni di vita, chiuso in casa a lavorare incessantemente; famosa è la frase che era solito scrivere di suo pugno sulle lettere che riceveva e che sistematicamente rimandava indietro: si respinge per morte del destinatario.

Le teorie sulla scomparsa

Nei mesi precedenti la sua scomparsa aveva rifiutato diverse proposte di lavoro legate all’insegnamento in alcune delle università più prestigiose al mondo, per poi accettare la cattedra di Fisica teorica all'Università di Napoli. Il suo tormento interiore non riusciva però ad avere pace, anzi. Da qui la scelta di intraprendere un viaggio di riposo, dal quale però non fece mai ritorno.

Che lui stesso abbia scelto di sparire e di ritirarsi nel silenzio e lontano da ogni pressione esterna è una delle teorie più accreditate, avallata anche da alcune lettere che il fisico spedì ai familiari: “Ho un solo desiderio: che non vi vestiate di nero. Se volete inchinarvi all'uso, portate pure, ma per non più di tre giorni, qualche segno di lutto. Dopo ricordatemi, se potete, nei vostri cuori e perdonatemi”, e all’amico Carrelli: “Caro Carrelli, ho preso una decisione che era ormai inevitabile. Non vi è in essa un solo granello di egoismo, ma mi rendo conto delle noie che la mia improvvisa scomparsa potrà procurare a te e agli studenti. Anche per questo ti prego di perdonarmi, ma soprattutto per aver deluso tutta la fiducia, la sincera amicizia e la simpatia che mi hai dimostrato in questi mesi. Ti prego anche di ricordarmi a coloro che ho imparato a conoscere e ad apprezzare nel tuo Istituto, particolarmente a Sciuti; dei quali tutti conserverò un caro ricordo almeno fino alle undici di questa sera, e possibilmente anche dopo”. Quest’ultima missiva fu subito seguita da un telegramma: “Non allarmarti. Segue lettera. Majorana”. E da una lettera: “Caro Carrelli, spero che ti siano arrivati insieme il telegramma e la lettera. Il mare mi ha rifiutato e ritornerò domani all'albergo Bologna, viaggiando forse con questo stesso foglio. Ho però intenzione di rinunziare all'insegnamento. Non mi prendere per una ragazza ibseniana perché il caso è differente. Sono a tua disposizione per ulteriori dettagli”.
Dopo, il silenzio. Lo stesso Mussolini s’interessò al caso, a nulla però valsero le indagini dell’epoca.

Che abbia scelto la vita monastica per allontanarsi da tutto e da tutti? Di questa idea fu Leonardo Sciascia che dedicò alla faccenda il saggio La scomparsa di Majorana, ma tutto è rimasto e resta sul piano delle ipotesi. Un’altra, non trascurabile, faceva riferimento a un suo ritorno in Germania per aiutare il Terzo Reich con le sue conoscenze.

Supposizioni di fronte alle quali non resta che concentrarsi sui preziosi contributi che il fisico catanese diede alla scienza mondiale e ricordare le parole di Enrico Fermi alla notizia della sua scomparsa: “Majorana aveva quello che nessun altro al mondo ha, sfortunatamente gli mancava quel che invece è comune trovare negli altri uomini, il semplice buon senso”.