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Viaggio in Sicilia

01/07/2021

Andrea Camilleri, il maestro dei cunti

Sono passati due anni, ma sembra già un’eternità. Ci manca Andrea Camilleri, ci mancano le sue parole e i suoi scritti, le sue riflessioni e anche la sua simpatia. Il 17 luglio del 2019 ci ha lasciati, dopo aver vissuto una vita sempre in compagnia della sua arte e dei suoi lettori. “Se potessi, vorrei finire la mia carriera seduto in una piazza – ha detto – a raccontare storie e alla fine del mio cunto, passare tra il pubblico con la coppola in mano”.

La Sicilia e la passione tenace per la scrittura

Nato a Porto Empedocle nell’agrigentino nel 1925, Camilleri ha sempre avuto uno strettissimo legame con la sua Sicilia, nonostante abbia vissuto soprattutto a Roma. Il suo è stato un rapporto filiale: la Sicilia se la portava nel cuore, ovunque andasse. È proprio da questo amore che nasce il suo interesse per la storia dell’Isola, da cui ha tratto spunto per i suoi libri di ambientazione siciliana. Ma Camilleri non è solo romanziere. Nasce come delegato alla produzione, regista e sceneggiatore in casa Rai e come regista teatrale – profondo l’interesse per il suo conterraneo Pirandello. Solo dopo, alla fine degli anni ’60, la passione per la scrittura diventa scalpitante. Scrive Il corso delle cose, ma deve aspettare dieci anni per vederlo pubblicato, per giunta gratuitamente con un editore a pagamento. Non demorde. Nei primi anni ’80 esce Un filo di fumo, poi La strage dimenticata, ma siamo ancora lontani dal grande successo. Bisogna aspettare gli anni ’90: La stagione della caccia e La forma dell’acqua (Sellerio), il primo romanzo con protagonista il commissario Montalbano, conquistano decine di migliaia di lettori. In poco tempo diventano milioni, in tutto il mondo.

Dall’Italia al mondo, il maestro conquista il cuore di tutti

Al centro delle opere di Camilleri c’è la cittadina di Vigata, che fa da sfondo alle sue storie e alla descrizione di una Sicilia verace e pura – terra della fine dell’Ottocento nei primi libri del maestro, più contemporanea in quelli successivi. Camilleri ne inventa persino il dialetto, il vigatese, un misto di italiano e siciliano che diventa “una sorta di partitura che invece delle note adopera il suono delle parole”, ha commentato lui stesso. E se i lettori del maestro hanno imparato a conoscere la cittadina, i suoi abitanti e persino le abitudini dalle pagine dei libri, il grande pubblico l’ha fatto attraverso le immagini della fortunatissima serie tv Il commissario Montalbano. Era il 1999 quando fu trasmessa per la prima volta su Rai 2 che ospitò le prime tre serie, poi passò alla rete ammiraglia Rai dove tutt’oggi, a distanza di oltre vent’anni dalla prima messa in onda, continua a riscuotere risultati di audience eccezionali a ogni replica. Dal successo italiano a quello internazionale il passo è breve: in poco tempo la fiction fu acquistata da altri venti paesi, tutto il mondo oggi conosce Salvo Montalbano, interpretato dal bravissimo Luca Zingaretti, e il resto dei protagonisti, la storica fidanzata Livia, Mimì Augello, Giuseppe Fazio, Catarella e tutti gli altri.

I motivi del successo

Sapere da dove nasce il successo di Camilleri è cosa difficile. Non da un solo fattore di certo, ma da una combinazione di elementi per una danza finale.
Certamente le trame appassionanti, il suo genere poliziesco arricchito da descrizioni puntuali dei luoghi e dei personaggi incolla il lettore alle pagine; la cura nella costruzione dei protagonisti i cui caratteri sono sempre ben approfonditi, delineati, ma non rigidi – l’ironia molto spesso cede il passo alla malinconia; la coerenza stilistica; l’attenzione per il costrutto. E poi il rigore dello schema letterario, svelato dallo stesso Camilleri: “Per un romanzo di Montalbano diciotto capitoli ciascuno di dieci pagine, ogni pagina nel mio computer vuol dire 23 righe. Un romanzo ben congegnato sta perfettamente in 180 pagine. Per i racconti, 24 pagine, o meglio 4 capitoli di 6 pagine ciascuno. Se non sento questa mia metrica vuol dire che qualcosa non va”.

Se n’è andato un grande figlio di Sicilia che ha avuto l’indiscusso merito di avere dato lustro a quest’isola attraverso storie emozionanti e che ci lascia nel cuore la struggente nostalgia di non poterne leggere di nuove… “Che cosa straordinaria possono essere i libri. Ti fanno vedere posti in cui agli uomini succedono cose meravigliose. Allora la testa ti parte per un altro verso, gli occhi scoprono prospettive fino a quel momento inedite. E cominci a farti parecchie domande”.