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Viaggio in Sicilia

01/06/2021

Luigi Pirandello, figlio e padre del caos

Manicomio! Manicomio! Un inizio per nulla semplice. Ai capolavori spesso accade, hanno bisogno del giusto tempo. Quello della prima messa in scena di Sei personaggi in cerca d’autore non era ancora maturo. Troppo audace, troppo profonda, rivoluzionaria come opera, eppure così rappresentativa di quel caos tanto familiare al suo straordinario autore, Luigi Pirandello.

Il manifesto teatrale

Era il 9 maggio del 1921, quando il pubblico del Teatro Valle di Roma assistette alla prima dello spettacolo Sei personaggi in cerca d’autore. Al termine urla, insulti e persino un lancio di monetine contro un indifeso Pirandello ne decretarono il fiasco più totale. Solo momentaneo, per fortuna. Pare che nei giorni successi durante i quali lo spettacolo rimase in cartellone quasi nessuno andò in teatro: la genialità e originalità dell’opera scalpitavano, ma l’accettazione richiedeva attesa. L’epilogo lo conosciamo tutti: Sei personaggi in cerca d’autore resta una delle pièce più amate e rappresentate al mondo, tutt’oggi studiata, approfondita, portata in scena. Il manifesto teatrale del pensiero pirandelliano, da cui il Teatro con la T maiuscola non tornerà più indietro.

Coraggio e impegno

Di sé diceva: Sono figlio del caos, e in effetti dal caos nacque. Venne alla luce il 28 giugno 1867 in una campagna nei pressi del bosco Càvusu, dal greco Kaos appunto, a Girgenti, l’Agrigento di oggi. E quel caos sembra avergli invaso l’anima: un caos introspettivo, espressivo, creativo che trova voci diverse, la poesia, le novelle, i saggi, i romanzi, il teatro.
All’origine di tutto una ricerca psicoanalitica, un confronto continuo col proprio essere che si dispiega in un’analisi spietata del genere umano. “Per il suo coraggio e l’ingegnosa ripresentazione dell’arte drammatica e teatrale” recitava puntuale la motivazione con cui nel 1934 l’illustre autore siciliano ricevette il premio Nobel per la Letteratura.

I temi di ieri, le riflessioni di oggi

L’umorismo; la vita e la forma; lo specchio; le maschere; la ricerca dell’identità, l’illusione di trovarla, la presa di coscienza del perderla; il relativismo; il pessimismo; quella schiettezza che si portò dietro fino alla fine - Non abbia tanta paura delle parole, professore, questo si chiama morire, disse al medico che tentava di curarlo dalla polmonite che gli fu fatale nel 1936.
Temi innovativi, non facili, respinti, e tuttavia veri, che ancora oggi risuonano come prese di coscienza di una mente profonda e indagatrice che non accetta la sua stessa limitatezza, che si ribella, che annaspa e sopravvive, riuscendo a svelare la realtà, quell'enorme pupazzata che è la vita.