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Viaggio in Sicilia

06/08/2020

Una visita a Mascali sorseggiando il suo oro rosso

Due le date che segnano la storia di Mascali, comune in provincia di Catania. Entrambe sono legate all’Etna che nel bene e nel male marchia il destino di questo piccolo paese. Conosciamolo meglio, sorseggiando un bicchiere del suo prodotto più pregiato, il Nerello Mascalese.

L’Etna si accanisce, Mascali sopravvive

Nel 1693 il terremoto del Val di Noto distrusse la Sicilia orientale. Tra i comuni più colpiti a livello strutturale anche Mascali sul versante est dell’Etna, limitate invece le perdite tra la popolazione che al momento della violenta scossa dell’11 gennaio era in processione per festeggiare il patrono san Leonardo. La città, dicevamo, fu quasi totalmente distrutta, tant’è che si pensò di ricostruirla più a valle, ma il terreno paludoso fece ben presto accantonare l’idea. Purtroppo.
Nel 1928 il crudele destino tornò a bussare alla porta del comune etneo: una violenta colata lavica lo sommerse quasi interamente, lasciando solo un alito di vita nel quartiere di sant’Antonino, ora frazione mascalese. Inevitabile la decisione di ricostruirlo più a sud, vicino alla costa ionica. Oggi Mascali è il comune più a valle tra quelli che compongono il Parco dell’Etna. Dopo un’intensa attività di bonifica compiuta nel secolo scorso, della sua piana paludosa, chiamata il lago di Mascali, resta solo la Gurna di Fondachello, al confine tra Mascali appunto e Fiumefreddo di Sicilia. È un’area ricchissima di piante tipiche dei terreni paludosi ma rarissime nella regione, oltre che tappa preziosa per i movimenti migratori degli uccelli tra l’Africa e il nord Europa che qui si fermano per rigenerarsi. C’era persino un piccolo vulcano di fango, il Salsa di Fondachello, apparso a seguito del terremoto del 1693 e poi scomparso nella metà del 1800.

Il piacere della tavola

L’agricoltura di Mascali è florida, i suoi frutti apprezzati e genuini. Il vulcano da un lato e il mare dall’altro rendono il terreno assai fertile per la coltivazione di agrumi, in particolare limoni, di nocciole, nespole, ciliegie, mandorle e cereali. Due i prodotti principe del paese: il raro Fagiolino Mascalese del quale si consuma l’intero baccello e l’uva da cui si produce il pregiato Nerello Mascalese. Va da sé che la cucina ne esca ricca e gustosa: il pesce fresco della vicina costa jonica e le carni bianche e rosse della montagna sono un vero piacere per tutti i palati.

La Sicilia in un bicchiere di Nerello Mascalese

Il terreno sabbioso e lavico con una forte componente minerale, il clima particolare di questo versante dell’Etna, le escursioni termiche tra il giorno e la notte e la brezza del mare. Ogni fattore contribuisce in maniera indispensabile alla coltivazione di un vitigno prezioso, il Nerello Mascalese. Dopo un periodo di declino da qualche anno si è assistito a un recupero delle uve autoctone e della loro produzione secondo metodi antichi, come le vigne ad alberello che ne consentono la più florida produzione. Dal colore rosso rubino, dai sentori di frutta e di spezie, il Nerello Mascalese è un vino elegante e austero a maturazione tardiva. Presente in molte Doc siciliane e persino calabresi, rappresenta l’80% per la Doc dell’Etna Rosso: un vino deciso, profumato, che ha fatto degli antichi saperi della coltivazione il segreto per un successo duraturo.

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