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Viaggio in Sicilia

02/07/2020

U fistinu al grido di Viva Palermo e santa Rosalia

La costruzione di un nuovo Carro, ogni anno, richiede mesi di lavoro, dall’idea, al progetto alla realizzazione finale: un’opera d’arte che il 14 luglio è ammirata da tutto il mondo. Raffigura un vascello che accompagna santa Rosalia dalla Cattedrale di Palermo fino al mare: un viaggio dalla morte, la peste che attanagliò la città nel 1624, alla vita, rappresentata dai fuochi d’artificio che accolgono la santa alla Marina. È anche un viaggio metaforico verso la libertà che Rosalia trovò nella sua fede e Palermo nella liberazione dalla pestilenza.
Luglio è un mese speciale per il capoluogo siciliano che al grido di Viva Palermo e santa Rosalia celebra la sua patrona con u fistinu. Immergiamoci nella sua speciale atmosfera.

L’emozione d’u fistinu
Il 14 e il 15 luglio Palermo si ferma al cospetto della sua santuzza per una delle celebrazioni più emozionanti e appassionanti della Sicilia, riconosciuta come patrimonio immateriale d'Italia dall'Istituto centrale per la demoetnoantropologia.
È dal 15 luglio 1625, un anno dopo l’evento miracoloso che la salvò dalla peste, che Palermo organizza una solenne processione cittadina dell’urna argentea contenente le reliquie della santa. Alle celebrazioni religiose è affiancato un programma più folcloristico che inizia già il 10 luglio con un ricco calendario di spettacoli per i quartieri della città in un crescendo di emozioni fino all'esplosione finale del 14 con il corteo del Carro trionfale.

Il Carro trionfale, un vascello verso la liberazione
Il primo Carro fu realizzato nel 1686 e da allora per tutta la città ha un forte valore simbolico e affettivo. Si tratta di una vera e propria scenografia ambulante, realizzata di anno in anno secondo il tema conduttore del fistinu e diventata sempre più imponente e suggestiva, quasi a dare prova al mondo esterno della dignità e della forza della città intera e dei suoi abitanti. Il Carro richiama un vascello con a poppa la statua della santa issata su un’imponente struttura architettonica e a prua i musici che lo accompagnano lungo tutto il percorso.
Dalla Cattedrale di fronte la quale la statua viene svelata alla città, il corteo prosegue per l’antico asse del Cassaro, passando per Porta Fenice, fino ad arrivare alla Marina per assistere al meraviglioso spettacolo pirotecnico. Un cammino fisico che si fa carico di un profondo significato simbolico: il passaggio dalla peste alla liberazione, magnificamente rappresentato dal vivo dagli addobbi, coreografie, giochi di luce che s’incontrano nel tragitto. Particolarmente emozionante il passaggio ai Quattro Canti, una sorta di ufficiale consacrazione della città alla santa rappresentata dai fiori che il primo cittadino in carica depone ai piedi della statua all’urlo dei fedeli Viva Palermo e santa Rosalia!

La devozione del 15 luglio
Un clima di raccoglimento, di devozione e di ringraziamento caratterizza la giornata del 15 luglio dedicata alla processione religiosa. Le reliquie della santa, conservate in una preziosa urna d’argento, sono accompagnate da un lunghissimo corteo. A fare da guardie le confraternite di Palermo che aprono la processione, seguite dalle autorità religiose e civili e poi dai fedeli che dalla Cattedrale percorrono di nuovo tutto il Cassaro fino alla Marina dove il Cardinale saluta e benedice la città. Solo in tarda serata il simulacro fa ritorno in Cattedrale, seguito dai suoi devoti che per tutto il tragitto lodano, applaudono e invocano la loro patrona che li salvò dalla pestilenza e a cui da allora si affidano con incessante ardore.

Palermo guarisce dalla peste
La peste dilagava a Palermo già dai primi giorni del maggio 1624, portata da una nave proveniente dalla Tunisia. Centinaia i morti in una città che in poco tempo sprofondò nella disperazione.
Il 24 dello stesso mese a Girolama La Gattuta, una palermitana gravemente malata che si era recata sul monte Pellegrino per adempiere un voto, apparve santa Rosalia che indicò il punto preciso dove si trovavano le sue ossa. Superate le prime resistenze da parte delle autorità del luogo, gli scavi iniziarono. Il 15 luglio nel luogo indicato dalla santa furono ritrovate ossa umane dall’intenso profumo di fiori. Il culto di santa Rosalia si diffuse rapidamente e il 27 luglio venne proclamata patrona di Palermo.
La peste tuttavia continuava a imperversare in città, mietendo centinaia di vittime, mentre il dibattito sull’autenticità delle ossa ritrovate non trovava una soluzione. I mesi passavano.
Il 13 febbraio del 1625 Vincenzo Bonelli si recò al monte Pellegrino per togliersi la vita: la giovane moglie era infatti morta poco prima proprio a causa della peste e il dolore era insopportabile. Un’apparizione di santa Rosalia lo fermò: la santa gli confermò che le ossa ritrovate erano le sue e gli chiese di portarle in processione per la città per fare cessare la pestilenza; gli rivelò anche che sarebbe morto di lì a poco anche lui della stessa malattia.
Il 18 febbraio l’uomo morì, poco prima confidò tutto a un sacerdote che rispettò quanto chiesto dalla santa. Il 9 giugno si svolse la processione. La peste cessò.

L’acchianata a monte Pellegrino
Palermo festeggia la sua patrona in due momenti all’anno: a luglio, dal 10 al 15, con il famoso fistinu, e a settembre, nella notte tra il 3 e il 4, con la suggestiva acchianata, cioè la salita dei fedeli in pellegrinaggio al monte Pellegrino dove sorge il santuario di Santa Rosalia. È tra i momenti religiosi più commoventi in Sicilia: arrampicarsi scalzi sulla montagna, dormire all’agghiaccio in prossimità della grotta o semplicemente salire in processione fino al santuario, migliaia di devoti si affidano completamente alla santa per poi assistere il 4 settembre alla celebrazione eucaristica solenne. Col tempo il sentimento religioso è stato via via sempre più affiancato dall’aspetto folcloristico, ma resta forte la devozione dei credenti alla loro santuzza.

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