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Viaggio in Sicilia

02/01/2020

La Pastorale di Nardu, a Santa Elisabetta va in scena un’emozionante Epifania

A Santa Elisabetta, Sabetta in siciliano, piccolo comune in provincia di Agrigento, va in scena una delle feste dell’Epifania più evocative della Sicilia. È la Pastorale di Nardu e affonda le sue radici in tempi antichi. Ogni anno rinnova una speciale atmosfera: per tre giorni il paese agrigentino si ritrova immerso in una vera e propria sceneggiatura popolare che riproduce la vita pastorale e contadina. Al centro Nardu, simbolo della semplicità e sana ingenuità.

La festa prende avvio il 4 gennaio con i momenti più folkloristici tra sagre, degustazioni, musica e tanta allegria. Il giorno dell’Epifania il momento centrale dell’evento con la Pastorale di Nardu.
Sin dalle prime ore del mattino, il paese vive un’ambientazione surreale: i cavalieri a cavallo percorrono le vie del paese simbolicamente in perlustrazione del territorio, mentre la banda musicale suona a festa e in lontananza si odono tamburi e zampogne.
Momento clou è la transumanza, il corteo si avvia dalla parte più alta della città per attraversare tutto il paese e scendere a valle, fino in piazza San Carlo. Il pubblico assiste alla sfilata dei vari personaggi e alle loro recitazioni. Bellissimo l’arrivo dei tre cavalieri, che rappresentano i re Magi, davanti alla grotta che ospita la sacra famiglia, subito dopo compare Nardu che porta la sua semplicità al cospetto del bambinello.
Una tradizione che si ripete con la stessa intensità di anno in anno, richiamando molti curiosi da tutta la Sicilia che seguono attentamente lo svolgersi della rappresentazione e ammirare le altre attrattive del paese.

Lungo il corso principale si possono ammirare caratteristici pannelli in ceramica che rappresentano il ciclo del lavoro dei campi; da visitare la chiesa madre Santo Stefano Martire ricostruita alla fine del 1700 e la chiesa Sant’Antonio che custodisce una statua di ebano dedicata a san Giuseppe che tiene in braccio il bambino Gesù risalente a un’epoca antecedente la costruzione della chiesa stessa.

Per gli amanti dell’archeologia è da non perdere una passeggiata verso il monte Guastanella, nelle cui viscere secondo un’antica leggenda è conservata la tomba di Minosse. Collina gessosa, nella sua area sono stati ritrovati reperti bizantini, ceramiche protostoriche e protogreche. Sulla cima restano le rovine di un antico castello arabo, costruito dai musulmani come luogo di deportazione. Quando nel 1200 Federico II di Svevia arrivò in Sicilia per sconfiggere i musulmani, distrusse anche questa fortezza. Una zona dall’inestimabile bellezza, che è possibile scoprire da più vicino affiancandosi alle attività promosse dal Gruppo Speleologico Santa Elisabetta. Sempre per gli appassionati da visitare la necropoli di Keli le cui tombe furono probabilmente adattate dai primi cristiani su una precedente necropoli protostorica.

Storia e tradizione, folklore e religiosità: Santa Elisabetta conserva ancora l’identità di un tempo.

(in foto il Monte Guastanella in uno scatto di Calogero Rizzo del G.S.S.E. Gruppo Speleologico Santa Elisabetta)

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