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Viaggio in Sicilia

14/03/2019

La Dea di Morgantina: una Venere dalla sinuosa femminilità e dalla storia travagliata

Un piccolo comune nel cuore della Sicilia, dall’incommensurabile tesoro. Una storia travagliata accompagna la Dea di Morgantina che solo da qualche anno è tornata a casa, conservata nel Museo archeologico di Aidone, in provincia di Enna. Ha un’altezza imponente (2 metri e 20 centimetri) la Dea, che è tanto e di più: erotica con i suoi seni pieni, ammaliatrice con il suo sguardo così diretto, irresistibile con quell’”effetto bagnato” del peplo che sinuosamente le avvolge il corpo a mettere ulteriormente in risalto, quasi ce ne fosse bisogno, i lineamenti sensuali.

Un tripudio di forme femminili: così armoniose, così splendenti e accattivanti. Attribuita ad un artista vicino a Fidia nel V secolo a. C., originariamente si pensava raffigurasse Venere, mentre adesso c’è concordanza nel sostenere che si tratti di Demetra, dea della fertilità femminile e dei campi. Quasi perfettamente conservata (non è rifinita solo la parte posteriore della testa forse perché coperta da un copricapo), la statua presenta ancora tracce di rosso, blu e rosa, mentre il viso e le braccia sono di marmo bianco proveniente dall’isola di Paro, secondo la tecnica di lavorazione “pseudo-acrolitica” che abbina materiali di diversa consistenza.

La sua è una bellezza disarmante che nasconde una lunga storia alle spalle: trafugata nella seconda metà del Novecento dal sito di Morgantina, nei pressi di Aidone, e dopo una serie di passaggi di mano in mano, la statua è stata acquistata a un'asta londinese dal Paul Getty Museum di Malibu. Dopo un lungo contenzioso con l’Italia e la Regione Sicilia, la Dea di Morgantina è stata restituita al Museo di Aidone allocata in un’ala inaugurata il 17 maggio 2011: un gioiello che ritorna finalmente nella sua terra natia.

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